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Onde capire se l’aumento delle caffè è collegato ad una potenziale riduzione delle morti a loro volta collegate alle patologie epatiche, un team di ricercatori guidato da Paul Gow ha pubblicato un interessante studio sul Journal of Alimentary Pharmacology and Therapeutics.
In generale, negli ultimi anni sono stati diversi gli studi che hanno sottolineato la positività dell’assunzione di caffè non solo per quanto riguarda il fegato. Diversi studi, solo per fare qualche esempio, hanno trovato collegamenti positivi tra un maggior consumo di caffè e rischi più bassi di Parkinson oppure rischi più bassi di grasso addominale nelle donne, e così via.

Nel nuovo studio i ricercatori hanno utilizzato un database pubblicato nel 2016, il Global Burden of Disease. Scoprivano che nel database c’erano stati più di 1.200.000 morti per patologie del fegato solo in quell’anno. Recuperando le statistiche relative al consumo di caffè resi disponibili dall’Organizzazione Internazionale del Caffè, i ricercatori scoprivano una connessione tra il consumo dello stesso caffè e la riduzione di rischio di malattie al fegato.

 

 

Inoltre i ricercatori hanno fatto un’interessante stima: se tutte le persone nel mondo avessero bevuto almeno due tazze di caffè al giorno nel corso del 2016, durante quell’anno ci sarebbero stati più di 450.000 morti in meno per patologie del fegato. Se tutti ne avessero bevute quattro tazze, ce ne sarebbero stati in meno più di 720.000.
Si tratta di risultati che suggeriscono che le autorità e i governi dovrebbero iniziare seriamente a promuovere il consumo del caffè, in particolare per ridurre i tassi di malattie del fegato

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Di Massimo Prandi

Massimo Prandi