Pubblicità

Molte persone hanno l’abitudine di bersi una tazzina di caffè appena svegliati, prima ancora di fare colazione, a stomaco vuoto. Si ha così la sensazione di avere più energia.

Uno studio condotto dal Center for Nutrition ha evidenziato che bere il caffè prima di colazione aumenta la risposta glicemica del 50%, rispetto a chi invece è solito mangiare prima di consumare la bevanda.

Ma lo studio è stato messo in discussione da un autorevole scienziato, il professor Luca Piretta, Nutrizionista e Gastroenterologo dell’Universita? Campus Bio-Medico di Roma, che ha individuato nella scarsità dei partecipanti (lo studio è basato solo su 29 persone) e in una caratteristica del campione delle criticità che, a suo giudizio, inficerebbero l’esperimento condotto: il campione comprendeva diverse persone in forte sovrappeso, le quali hanno un maggior rischio di resistenza all’insulina. Ragione per cui lo studio, che tra le altre cose non ha contemplato la prima colazione ma la sola somministrazione di 75 gr di glucosio, per il Prof. Piretta non è attendibile.

 

 

In sostanza non ci sarebbero informazioni su una possibile alterazione della risposta all’insulina. Piretta evidenzia anche la mancanza di un gruppo di controllo che abbia assunto caffè prima di colazione senza essere però soggetto ad un sonno interrotto: non è quindi possibile individuare la reale influenza della bevanda sul metabolismo come fattore isolato, bensì solo se associata ad una notte insonne.

Infine, bisogna sottolineare come la quantità di caffè somministrata nel corso dell’esperimento è di ben 300 mg in una sola dose, l’equivalente di quattro tazzine di espresso. Alla luce dei chiarimenti del professor Luca Piretta, si evince come non sia possibile individuare da questo studio gli effetti negativi del caffè sul nostro metabolismo se consumato prima di fare colazione.

 

 

Al contrario, ci sono molte evidenze sugli effetti benefici di questa bevanda da noi tanto amata. Una metanalisi del 2018 pubblicata su Nutrition Reviews ha infatti valutato come il consumo di caffè, anche decaffeinato, riduca il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 di circa il 30%. Secondo gli autori della revisione, ad essere responsabili di questo impatto positivo sull’organismo sono gli antiossidanti: queste sostanze riducono la formazione dei radicali liberi e contrastano lo stress ossidativo, associato ad un maggior rischio di insorgenza del diabete (oltre ad altre patologie cardiovascolari e metaboliche).

Avatar

Di Massimo Prandi

Massimo Prandi