Le capsule di caffè si contendono il primato con la moka. Sono infatti oltre 75 miliardi le capsule di caffè vendute ogni anno nel mondo; e di queste un miliardo e mezzo soltanto in Italia. Un’abitudine, quella del caffè in casa, che con il lockdown ha avuto un’accelerazione. Di fronte alle grandi quantità di rifiuti che ne derivano, pari a più di 12mila tonnellate in Italia, c’è una soluzione. La propone la Whitestar, una società di Rieti – che punta su “ricerca e sviluppo” – che ha brevettato delle macchine in grado di preparare al riutilizzo le capsule di caffè usate. Il tutto, lungo una filiera made in Italy. E tra le prime multinazionali a crederci c’è Nespresso.
“Grazie alle nostre macchine – osserva Paolo Costantini, socio co-fondatore e direttore di Whitestar – una capsula usata diventa materiale prezioso avviato al riciclo, dal caffè esausto, ottimo concime o combustibile, all’alluminio e alla plastica con tutti i loro molteplici impieghi”. Le capsule – realizzate in plastica e in alluminio – possono richiedere fino a 500 anni per essere smaltite. Ma la proposta italiana, con la gamma di macchine ‘separa-capsule’, è “in grado di preparare al riutilizzo le capsule di caffè usate, separando attraverso un meccanismo, efficiente, pulito, e a basso consumo, l’involucro delle capsule dal caffè. Le macchine sono state progettate sia per grandi quantitativi, che per hotel, ristoranti e bar, “sia su quantitativi minori, direttamente all’interno dei rivenditori e dei negozi specializzati”.
“La raccolta differenziata è la base del riciclo – rileva Stefano Ceccarelli, amministratore e co-fondatore della società – siamo giunti a un punto dove la semplice separazione manuale, almeno per alcuni prodotti di largo consumo, non è più sufficiente. Quindi ci dobbiamo dotare di ‘strumenti'”; e per esempio con le macchine separa-capsule si potrà dare “nuova vita alle capsule monouso tramite una gestione a livello locale, senza costi aggiuntivi”