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Espresso, decaffeinato, al vetro, in tazza grande, macchiato, lungo, lungo decaffeinato macchiato. Basta avvicinarsi al banco di un bar per sentire in quanti modi si sceglie il caffè. Ora si potrà dire anche “posso avere un caffè ecologico?”. Sua maestà il caffè diventa sostenibile e guarda al futuro di madre terra. Ad esportare il caffè ecologico l’Ecuador, che ha inviato in Italia 17,2 tonnellate di varietà arabica “senza deforestazione”. Lo ha reso noto il ministero dell’ambiente, dell’acqua e della transizione ecologica.

La spedizione è avvenuta il 29 luglio nel porto di Guayaquil, il più grande dell’ Ecuador, nell’ambito di ProAmazoni’a, un programma del governo attuato con il sostegno del programma di sviluppo delle Nazioni Unite.

Il caffè è stato raccolto dall’Associazione Agroartigianale dei produttori ecologici di Palanda e Chinchipe (Apecap) e dall’Associazione dei produttori ecologici di caffè biologico Cuencas del Ri’o Mayo (Acrim).

Le parole che fanno la differenza sono “senza deforestazione”. È una produzione mai fatta prima che si basa sulla produzione sostenibile e senza abbattere alberi delle grandi foreste in Ecuador, che sono il grande polmone verde del mondo e aiutano a ridurre le emissioni di gas serra causate dalla deforestazione e dal degrado delle foreste.

C’è però un altro motivo, assolutamente non secondario: fare in modo che i piccoli agricoltori possano partecipare in prima persona a produzioni sostenibili, accompagnati da aziende che li guidino a migliorare la loro qualità, produttività e comunque dare un prezzo migliore; i produttori vengono poi stimolati dal fatto di partecipare a un mercato internazionale che non solo riconosca i loro sforzi per proteggere le foreste, ma che diventino anche competitivi con una bella tazza di caffè ecologico e il suo inconfondibile profumo.