Il consumo di caffè non determina una maggiore frequenza di battiti atriali ectopici, ma potrebbe comunque rappresentare un rischio per la salute cardiaca.
È quanto emerge da uno studio randomizzato prospettico, i cui risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine, che ha analizzato l’attività elettrica cardiaca di soggetti adulti esposti o meno alla caffeina.
Di recente uno studio di coorte condotto su una popolazione di anziani aveva individuato una relazione tra la frequenza di battiti ectopici atriali e il rischio di sviluppare una fibrillazione atriale. Quelli ventricolari, invece, sono stati associati a un rischio più elevato di scompenso cardiaco.
Da qui l’incremento di interesse nei confronti di quei fattori, come il consumo di caffè, che potrebbero influenzare negativamente la salute cardiaca per effetto di una maggiore frequenza di battiti ectopici e, in ultima analisi, di un rischio più elevato di sviluppare aritmie o altri problemi cardiovascolari.
Fino a questo momento la questione non era però mai stata analizzata in un trial randomizzato. Un gruppo di ricerca dell’University of California ha quindi deciso di valutare gli effetti acuti del caffè sulla salute cardiaca in 100 soggetti adulti.
Ogni giorno, per 14 giorni, i ricercatori hanno inviato ai partecipanti un messaggio che li assegnava a un gruppo a cui era permesso assumere caffeina o a un altro in cui non era permesso farlo. Per evitare effetti cumulativi la procedura di randomizzazione è stata effettuata in modo che ogni partecipante non venisse assegnato a ogni gruppo per più di due giorni consecutivi.
Per i 14 giorni della durata del trial, poi, tutti i soggetti reclutati hanno indossato un dispositivo portatile per la registrazione continua dell’elettrocardiogramma (dotato di un tasto che i partecipanti dovevano premere ogni volta che bevevano un caffè) e di un accelerometro bluetooth per registrare il numero di passi giornaliero e i minuti di sonno. Inoltre, sono stati invitati a scaricare un app che permetteva ai ricercatori di calcolare i livelli di glicemia e di rilevare, mediante geolocalizzazione, eventuali visite a caffetterie e locali simili.
L’outcome primario dello studio era costituito dal numero di battiti atriali ectopici nell’arco di 24 ore. Quelli secondari, invece, dal numero di battiti ventricolari ectopici, dal numero di episodi di tachicardia sopraventricolare o ventricolare, dal numero di passi giornalieri, dal numero di minuti di sonno, dai livelli di glicemia e dalle interazioni di ognuno di questi outcome con varianti genetiche associate al metabolismo della caffeina.
Dai risultati dell’analisi intention-to-treat sono stati rilevati in media 58 battiti atriali ectopici nei giorni in cui i soggetti bevevano caffè e 53 in quelli in cui non bevevano caffè. Per quanto riguarda i battiti ventricolari ectopici, invece, sono stati registrati in media 154 e 102 episodi.
Dall’analisi as-treated è emerso come la relazione tra consumo di caffè e battiti ventricolari ectopici potrebbe dipendere dalla quantità di caffeina assunta giornalmente. Infatti, si è riscontrata una relazione tra le due variabili solo per i soggetti che bevevano più di un caffè al giorno. Con una singola dose quotidiana, invece, il tasso di contrazioni premature è risultato paragonabile a quello dei soggetti che non bevevano caffè.
Per quanto riguardi il numero giornaliero di passi, questo è risultato in media di 10.646 nei giorni in cui i partecipanti bevevano caffè e 9.665 in quelli in cui si astenevano. Il numero medio di minuti di sonno giornalieri è risultato invece pari a 397 e 432, rispettivamente. Non sono emerse differenze, infine, in termini di glicemia e interazioni con le caratteristiche genetiche.
A oggi gli effetti del consumo di caffè sulla salute cardiaca non sono ancora del tutto chiari. Sebbene lo studio in questione non abbia individuato differenze per quanto riguarda i battiti atriali ectopici, l’aumento nel numero giornaliero di battiti ventricolari ectopici riscontrato in relazione a un consumo più consistente di caffè potrebbe comunque avere effetti negativi e andrebbe quindi approfondito.