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Allarmanti novità per i bevitori di caffè di tutto il mondo e non solo: infatti, la prima vera vittima resta proprio la materia prima, il chicco. Sempre più a rischio di estinzione a causa della ormai diffusissima minaccia dei funghi patogeni. Un problema che attualmente colpisce circa il 60% delle specie di caffè selvatico, esponendo alla crisi l’intera filiera.
Questo allarme è stato lanciato dal gruppo di Aaron David, dell’Università di Nottingham.

 

 

Per superare questo problema, dicono gli studiosi, è necessario che il settore caffeicolo si prepari con diversi tipi di interventi. Come raccolte di diversi semi fuori dal loro habitat naturale per la riproduzione delle piante, protezione e ricerca.
Attualmente le varietà Arabica e Robusta rappresentano rispettivamente il 60% e 40% del caffè venduto. Ma altre specie di caffè selvatico potranno essere necessarie in futuro per la sopravvivenza del settore, visto le minacce incombenti su di loro.
Ci sono 124 specie selvatiche conosciute
Ognuna delle quali ha delle caratteristiche utili allo sviluppo del caffè, come la tolleranza climatica e la resistenza ai parassiti. Anche se la loro importanza è evidente, il loro rischio di estinzione invece non lo è.
In questo caso i ricercatori, analizzando i dati dell’Unione internazionale per la conservazione della natura e le banche di semi, hanno visto che 75 specie su 124 (cioè il 60%) rischiano di scomparire.

 

 

 

Uno dei dati più alti mai registrati per una pianta. Inoltre poco più della metà (55%) di tutte le specie di caffè selvatico si trova in banche di semi e il 72% è in aree protette. Pur non sembrando dati preoccupanti, secondo i ricercatori le specie a rischio non sono adeguatamente presenti nelle banche di semi nè nelle aree protette.
Complessivamente la distribuzione di piccole dimensioni, il basso numero di posti dove le specie selvatiche sono presenti e le minacce attuali, come la perdita di habitat, possono portare alla loro sparizione.

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Di Massimo Prandi

Massimo Prandi