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Le piante di caffè si caratterizzano per un’ampia biodiversità, tanto che la classificazione sistematica botanica ha individuato oltre 100 specie afferenti al genere Coffea. Tra le specie maggiormente coltivate e conosciute a livello globale, spiccano Arabica e Robusta, o meglio Coffea arabica e Coffea canephora, che rappresentano la quasi totalità della coltivazione a livello mondiale. Però, le cultivar diffuse localmente e, quindi, impiantate su piccoli areali sono davvero molte e rappresentano una straordinaria riserva genetica,oltreché di patrimonio culturale. Tra le specie di coltura meno diffusa, la più importante è di certo Coffea liberica, originaria della Liberia e coltivata, oltre che in Africa occidentale, soprattutto in Indonesia e nelle Filippine.

 

 

Nel 1903 in Africa fu individuata una nuova specie di alberi del caffè, battezzata con il nome di Coffea excelsa. Successivamente, però, i botanici hanno ritenuto che questa specie fosse in realtà solo una varietà di Coffea liberica adattata fenotipicamente all’ambiente e il suo nome scientifico venne corretto in Coffea liberica var. dewevrei.
La varietà, che commercialmente continua ad essere chiamata Excelsa, viene considerata molto promettente e le superfici di coltivazione si stanno lentamente, ma inesorabilmente incrementando.
Molto particolare tra le cultivar minori vi sono quelle afferenti alla Coffea charrieriana, originaria del Camerun, che presenta la peculiarità di essere naturalmente priva di caffeina. Anche se l’incapacità della produzione dell’alcaloide potrebbe rivestire un potenziale grande interesse commerciale, le peculiarità alla tostatura risultano non paragonabili alle caratteristiche tecnologiche di Arabica e Robusta, pertanto trova difficile capacità di penetrazione nei mercati tradizionali del caffè.

 

Conosciuto e celebrato come “il caffè marrone delle Mauritius”, i semi della Coffea mauritiana trovano tradizionale ed ampio utilizzo locale. Seppur apprezzato come caffè tipico del luogo, l’areale di coltivazione resta molto localizzato, ma permette una buona valorizzazione delle produzioni.
Coffea racemosa, originaria del Mozambico, si contraddistingue dalle altre specie in quanto perde le foglie durante la stagione secca. Si tratta di una pianta che ha adottato questa peculiarità come sistema di difesa dalla siccità, quindi risulta ampiamente adattabile anche ai climi più ostili, ma a scapito delle rese produttive.

 

Una ulteriore specie degna di nota è la Coffea stenophylla, originaria dell’Africa occidentale, dove viene coltivato localmente soprattutto in Liberia, Sierra Leone e Costa d’Avorio. Anche questa pianta risulta resistente alla siccità e piuttosto adattabile. La sua vera peculiarità è il profumo, che viene paragonato dai sensoria listi a quello del tè, ma il sapore non è gradito a tutti i palati.
Essere estimatori del caffè significa anche andare alla ricerca delle produzioni minori e di ciò che la natura, nella sua grande biodiversità, è in grado di offrire!

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Di Massimo Prandi

Massimo Prandi