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Per salvare il caffè dall’aggressione della ruggine, arriva un piccolo aiutante: una lumaca. Un essere che nessuno si aspetterebbe mai poter assumere un ruolo così decisivo in una questione così importante per la fase di partenza nella lunga filiera del chicco. Un gruppo di biologi stanno studiando il comportamento di questo mollusco, che si ciba proprio della ruggine riconosciuta come una piaga della coltivazione.

L’immagine di un mollusco bavoso non è la più piacevole da evocare mentre gustiamo il nostro espresso della colazione. Eppure, sarà forse proprio una lumaca a salvare il caffè: un gruppo di biologi ha individuato una specie che si nutre della ruggine del caffè, una malattia delle piante difficilissima da contrastare che da decenni sta causando danni devastanti alle piantagioni del Centro e del Sud America.

 

 

La scoperta è stata descritta in un studio pubblicato sulla rivista Ecology, intitolato ‘Deduzioni dagli escrementi: i gasteropodi invasivi cambiano dieta per consumare la ruggine del caffè e il suo microparassita’.

Nel 2016 alcuni biologi della University of Michigan stavano conducendo delle ricerche sul campo nelle piantagioni di caffè di Porto Rico. Meno soggette alla malattia rispetto alla colture della terraferma. Notando un escremento arancione sulla faccia inferiore di una foglia, hanno “seguito la traccia” fino a risalire alla chioccola della specie Bradybaena similaris. Che sembrava nutrirsi proprio delle spore del fungo. L’ipotesi è stata quindi verificata in laboratorio: in 24 ore gli esemplari riuscivano a consumare il 30% della ruggine dalle foglie, lasciandole intatte.

 

 

Basta quindi schierare truppe di lumache nelle piantagioni per debellare la malattia delle piante? La soluzione potrebbe suonare allettante per i coltivatori in difficoltà, ma gli studiosi per ora lo sconsigliano e raccomandano cautela: con le limitate conoscenze di cui disponiamo ad oggi, i risultati potrebbero essere controproducenti. La Bradybaena similaris è una specie invasiva, capace di causare ingenti danni alle altre colture. In più, la ricerca ha dimostrato che oltre alle spore la chiocciola mangia anche un particolare microparassita che a sua volta si nutre del fungo nocivo, contrastandone la diffusione.

Insomma, la lumaca potrebbe rivelarsi molto utile, ma il punto è un altro, come ha spiegato al New York Times una delle autrici dello studio, Ivette Perfecto: “Piuttosto che affidarci esclusivamente all’impiego di pesticidi, dobbiamo concentrarci sull’ecologia del sistema… Si tratta di mantenere un ecosistema sano con un’alta diversità di nemici naturali”. È questa la strada da battere per trovare un rimedio efficacie contro la ruggine del caffè.

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Di Massimo Prandi

Massimo Prandi