Un gruppo di scienziati australiani hanno scoperto che le persone con malattie cardiovascolari ereditarie tendono a evitare inconsciamente il caffè o scegliere l’opzione decaffeinata, e invece coloro che hanno una buona eredità genetica di solito bevono volentieri caffè.
Il caffè ha un effetto tonico, e a molti piace il suo gusto. Ma ci sono persone a cui non piace proprio. I ricercatori della University of South Australia hanno tentato di scoprire se questo fosse semplicemente correlato alle preferenze di gusto o se in queste persone il caffè provocasse sensazioni spiacevoli, come tachicardia o battito cardiaco rapido.
Insieme ai colleghi del South Australian Health and Medical Research Institute (SAHMRI), hanno analizzato i dati di 390.435 partecipanti di età compresa tra i 39 e i 73 anni di una biobanca britannica e hanno scoperto che, in effetti, le persone con ipertensione, angina e aritmia bevono meno caffè, caffè decaffeinato o generalmente evitano questa bevanda rispetto alle persone senza sintomi cardiovascolari.
Gli autori hanno confrontato le informazioni sul consumo abituale di caffè con i livelli di pressione sanguigna sistolica e diastolica e la frequenza cardiaca di base dei partecipanti allo studio, e hanno analizzato la relazione causa-effetto tra i fattori utilizzando il metodo di randomizzazione mendeliana.
Per la prima volta, i ricercatori hanno ricevuto prove che il consumo di caffè è influenzato dalla salute genetica del sistema cardiovascolare umano, che si riflette nella pressione sanguigna e nella frequenza cardiaca.
Cioè, la genetica non è solo responsabile della brama di caffè, ma regola anche la quantità del suo consumo, proteggendo il corpo da dosi eccessive di caffeina.
“Le persone bevono caffè per una serie di motivi: rinvigorirsi quando sono stanche, perché ha un buon sapore o perché fa parte della loro vita quotidiana”, ha detto l’autrice principale dello studio, la professoressa Elina Hyppönen in un comunicato stampa dell’università. “Ma non ci rendiamo conto che le persone regolano inconsciamente i livelli sicuri di caffeina da sole, a seconda di quanto sia alta la pressione sanguigna, e questo è probabilmente il risultato di un meccanismo genetico protettivo.”
Gli autori hanno notato che la quantità di caffè bevuto può servire come indicatore indiretto della salute cardiovascolare.
“Ciò significa che qualcuno che beve molto caffè è probabilmente più geneticamente resistente alla caffeina rispetto a qualcuno che ne beve poco. Al contrario, una persona che non beve caffè o che beve decaffeinato è più incline agli effetti collaterali della caffeina e più suscettibile ad alta pressione sanguigna”, ha continuato la scienziata.
In Australia, un uomo su quattro e una donna su cinque soffrono di ipertensione e questa condizione è un fattore di rischio per molte malattie pericolose, tra cui ictus, insufficienza cardiaca e malattie renali croniche. Anche se alcuni di loro rinunciano al consumo quotidiano di caffè, questo, secondo gli autori, rappresenterà un passo avanti significativo.