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Non è la prima volta che il caffè esausto diventa energia: dopo esser stato impiegato per trasformare quella solare in termica, e aver dato una marcia in più alla camminata di un robot, ora si trasforma ulteriormente grazie all’idea della start-up britannica Bio-bean. Il mondo beve in giro 2 miliardi di tazze di caffè al giorno, producendo 6 milioni di tonnellate di suolo usato ogni anno, secondo uno studio del 2011.

 

 

Quando messa in discarica, la terra in decomposizione rilascia gas serra nell’atmosfera, contribuendo al riscaldamento globale. Nel 2017 ha sviluppato un biocarburante a base di caffè destinato agli autobus diesel di Londra, ma non era commercialmente praticabile. Quindi la società si è concentrata sui combustibili solidi per uso domestico e industriale.
Questi combustibili rilasciano gas serra quando vengono bruciati, ma se sostituiscono altri combustibili a base di carbonio, Bio-bean ritiene che il processo di riciclaggio riduca le emissioni di 80% rispetto all’invio di terra in discarica.

 

 

Nello stabilimento dell’azienda nel Cambridgeshire, i fondi di caffè utilizzati vengono decontaminati per rimuovere bicchieri di carta o sacchetti di plastica, quindi passati attraverso un essiccatore e altri processi di setacciatura. Alla fine vengono trasformati in prodotti come pellet di biomassa e tronchi d’incendio domestici. I pellet possono essere utilizzati per alimentare caldaie industriali o riscaldare serre commerciali, mentre i ceppi di caffè possono essere utilizzati nelle stufe a legna. Gli scarti dei chicchi di caffè hanno emissioni di particelle inferiori rispetto alla maggior parte dei pellet di legno, con un bel vantaggio a livello ambientale.

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Di Massimo Prandi

Massimo Prandi