La startup di Seattle Atomo Coffee ha studiato la struttura molecolare del caffè e ha creato un sostituito (caffeina compresa) a partire dagli scarti alimentari sostenibili come semi, bucce o noccioli
Nessun chicco è stato maltrattato per preparare questo caffè, potrebbe recitare il claim della startup Atomo Coffee. Da due anni, grazie a un crowdfunding (che ha permesso di raccogliere circa 25mila dollari) e a una campagna di ricerca investimenti (qui siamo intorno a 11 milioni di dollari), la società fondata da Andy Kleitsch e Jarret Stopforth sta studiando la struttura chimica e molecolare del caffè per riprodurla usando materiali di scarto alimentare sostenibili, come semi, noccioli o bucce. Il risultato, assicura il team che è pronto a lanciare sul mercato il primo prodotto entro la fine del 2021, è assolutamente simile al caffè per aroma, corpo, colore, gusto e caffeina.
L’obiettivo di Atomo Coffee è duplice: da una parte limitare gli sprechi alimentari collegati agli scarti, recuperando quelle parti dei vegetali che normalmente vengono buttate; dall’altra trovare un’alternativa sostenibile al caffè, dato che le piantagioni sono messe a rischio dal cambiamento climatico (secondo un rapporto inglese il 60 per cento delle specie di caffè selvatico rischiano l’estinzione e l’arabica, il tipo più noto, potrebbe perdere il 50 per cento del suo habitat naturale nei prossimi 70 anni) e che, in un circolo vizioso, possono essere causa di deforestazione per spostarle in zone a loro più adatte come clima.
Così il team di scienziati della startup si è messo a studiare quello che c’è dentro a un chicco di caffè e lo ha cercato altrove. Basti pensare che sono una sessantina le piante che producono naturalmente caffeina. Il prossimo passo dovrebbe essere la commercializzazione di una bevanda al caffè in lattina, ma l’obiettivo della società del caffè-non-caffè è arrivare presto anche a miscele istantanee per preparare una tazza fumante a casa e ai chicchi veri e propri.