Le situazioni dei Paesi produttori di caffè nel mondo variano ma due fattori comuni incombono sul futuro della produzione di caffè: lo sviluppo sociale e la necessità di adattarsi al cambiamento climatico. Come proteggere oggi il futuro del caffè, alla luce di questo scenario?
Questo il tema della tavola rotonda organizzata da illycaffè al Palazzo di Vetro dell’Onu a New York in occasione dell’Ernesto Illy International Coffee Award 2023, moderata da Vanessa Facenda, direttrice del magazine Tea & Coffee, a cui hanno partecipato alcuni tra i massimi esperti mondiali del settore: Vanusia Nogueira, executive director, International Coffee Organization, Andrea Illy, presidente dell’azienda illycaffè e co-chair di Regenerative Society Foundation, Jeffrey Sachs, economista e co-chair Regenerative Society Foundation, Oscar Schaps, presidente della divisione America Latina di Trading StoneX Financial Inc. e commodity trader, e Glaucio De Castro, presidente della Federação dos Cafeicultores do Cerrado Mineiro.
La produzione di caffè è tradizionalmente un pilastro dell’agricoltura per milioni di persone che vivono nelle aree tropicali montane: circa 12,5 milioni di aziende agricole, gestite da piccoli agricoltori lavorano su pochi ettari di terreno. Il 95% di queste non supera i 5 ettari e l’84% ha una superficie inferiore ai 2 ettari.
I produttori di caffè hanno spesso poche alternative alla coltivazione di questo prodotto, il che crea una notevole dipendenza per le esportazioni di molti Paesi. Tuttavia, negli ultimi due decenni, i prezzi bassi e volatili del caffè hanno avuto un impattopreoccupante sulle comunità agricole.
Secondo Coffee Barometer, questo contesto è particolarmente rilevante per i produttori che si trovano in Paesi che contribuiscono al 15% dei volumi globali, come quelli africani e centro americani.
Ora, i notevoli miglioramenti comunque conseguiti dalla caffeicoltura negli ultimi decenni grazie al processo di “de-comoditizzazione” – miglioramenti che necessitano ancora di un lungo percorso prima di raggiungere la sostenibilità economica, sociale ed ambientale – rischiano invece un’inversione di tendenza a causa del cambiamento climatico.
La direzione emersa dalla tavola rotonda punta sull’agricoltura rigenerativa, che ha dimostrato di essere più resiliente e di produrre al contempo benefici per l’ambiente e per la salute, anche se necessita di investimenti dell’ordine di 10 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni.
Pertanto, poiché i paesi produttori non hanno una sufficiente capacità economico-finanziaria, è necessario attivare partnership pubbliche private, che possano mobilitare fondi internazionali di filiera. Una sfida importante, che già da alcuni anni impegna i più importanti stakeholder governativi, intergovernativi, non governativi e privati.
“Per il futuro del caffè dobbiamo pensare al Pianeta e alle persone coinvolte”- dichiara Vanusia Nogueira, direttore esecutivo Ico. “È nostra responsabilità, in quanto leader di questo settore, cercare alternative per garantire una vita dignitosa ai produttori e alle loro famiglie e per prenderci cura del nostro pianeta. È chiaro che le sfide sono troppo grandi per essere affrontate individualmente ma richiedono uno sforzo collettivo e pre-competitivo. Insieme potremo trovare soluzioni di grande impatto”.
“Il mio caffè mattutino non sarà mai coltivato a Central Park, ma continuerà a essere coltivato in Kenya, Ruanda, Uganda, Etiopia, Guatemala, Colombia, Vietnam e altrove. Un Paese in via di sviluppo ben gestito, con accesso ai principali mercati e alla finanza internazionale, può crescere molto rapidamente”, afferma l’economista Jeffrey Sachs.
Sachs continua: “Il vero sviluppo economico mira a trasformare la nostra società creando un aumento sostenibile del benessere attraverso investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture fisiche e nelle imprese, prestando attenzione alla conservazione del capitale naturale da cui dipendono la nostra economia e la nostra sopravvivenza”.
Sachs aggiunge: “Dopo decenni di grave degrado ambientale indotto dall’uomo, dobbiamo trasformare le nostre economie secondo i principi fondamentali dello sviluppo sostenibile e della rigenerazione del capitale naturale. Il principio più elementare di tutti è quello di agire per il bene comune. Ciò significa che dobbiamo partire dalla cooperazione all’interno delle nostre comunità, delle nostre nazioni e a livello globale”.
“Per l’adattamento al cambiamento climatico servono due cose: il miglioramento delle pratiche agronomiche e il rinnovamento delle piantagioni con varietà più resistenti. L’agricoltura rigenerativa sembra dare una risposta alla prima necessità e auspico che questa diventi un modello per tutta la caffeicoltura. Per quanto riguarda il rinnovamento bisogna accelerare notevolmente” dichiara Andrea Illy. “Tutto questo richiede degli investimenti di filiera che non possono più tardare”.