A più di un secolo di distanza dal primo esperimento di coltivazione del caffè in Sicilia, l’Orto botanico afferente al Sistema Museale dell’Università di Palermo, insieme alla storica torrefazione Morettino, presentano il progetto del nuovo campo sperimentale di caffè.
In occasione della Zagara di Primavera, da venerdì 17 a domenica 19 all’Orto botanico di Palermo, è stato possibile effettuare una visita guidata al campo sperimentale, accompagnati dal direttore dell’Orto botanico Rosario Schicchi e da Andrea Morettino, quarta generazione della famiglia di torrefattori palermitani.
Il Campo sperimentale si sviluppa in un’area di circa 290 metri quadrati, ubicata tra l’antica serra Carolina e la serra tropicale e ospita 25 piante di Coffea arabica di differenti età e varietà (Heirloom, Caturra, Pacamara, Catuai, Bourbon rossa, Bourbon gialla), rappresentative dei paesi della cosiddetta Coffee Belt, l’area del mondo racchiusa tra i due tropici in cui nasce e cresce il caffè.
Le piante sono coltivate in piena terra e all’aria aperta, protette dall’ombra dei grandi alberi di falso kapok (Ceiba speciosa) e circondati da alcuni filari di agrumi (limone, bergamotto, pompelmo, arancio amaro, arancio dolce e mandarino) in un piccolo agrosistema mediterraneo.
Un altro centinaio di piante, invece, si trova nella nursery della Serra Carolina, in attesa di crescere e trovare dimora all’aria aperta.
Era la fine dell’Ottocento quando all’Orto Botanico di Palermo giunsero da Etiopia e Somalia alcune piante di caffè, che furono custodite all’interno della Serra Carolina. Alcuni anni dopo, nei primi anni del Novecento, si decise di intraprendere l’esperimento di coltivare il caffè in Sicilia in piena terra, con lo scopo di affrancare l’Italia dalla dipendenza dei flussi commerciali con l’estero e aprire la strada ad una nuova “Via del caffè” tutta italiana, come quelle precedenti degli agrumi e del cotone.
“Un primo tentativo di coltivare il caffè in piena aria si deve al direttore dell’Orto botanico palermitano Antonino Borzì e al capo giardiniere Vincenzo Riccobono che nel 1905 misero a dimora 25 piante di caffè – spiega Rosario Schicchi, direttore dell’Orto botanico di Palermo – “Malgrado le piante fossero state posizionate a ridosso di un muro con esposizione a mezzogiorno e riparate da una tettoia costruita di fogliame, le piante non riuscirono a superare le temperature invernali che si ebbero per alcuni anni e che raggiunsero valori inferiori ai -3°”.
Ci riprovarono nuovamente nel 1911, ma anche allora un’ondata di gelo distrusse le piante di caffè. Negli anni Quaranta furono piantate all’interno della maestosa Serra Carolina alcuni esemplari di Coffea arabica della varietà Amami e altre varietà selvatiche del Corno d’Africa, che riuscirono ad adattarsi perfettamente, raggiungendo nel tempo un’altezza di circa 3 metri. Queste piante si possono ammirare tutt’ora all’interno della serra.
Oggi, a quasi 120 anni dal primo esperimento in piena terra, l’Orto Botanico e Morettino ci riprovano, grazie ai significativi cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo e alla volontà di un portare avanti un ambizioso percorso sperimentale.
La coltivazione all’Orto botanico è in continuità con il progetto di coltivazione di caffè nativo siciliano portata avanti da Morettino, in collaborazione con l’Orto Botanico-SiMuA e il Dipartimento SAAF dell’Università di Palermo.
Un esperimento nato dalla visione di Arturo Morettino oltre trent’anni fa, che piantò a Palermo alcuni semi donati proprio dall’Orto Botanico. Quei semi negli anni hanno dato vita alle piante che oggi fanno parte della Piantagione sperimentale Morettino nel quartiere di San Lorenzo ai Colli e di altri campi sperimentali in aree particolarmente vocate dell’Isola, dai quali viene prodotto il primo caffè 100% siciliano.
“Siamo davvero orgogliosi di portare avanti questo percorso di sperimentazione e di divulgazione di una coltura a noi cara come il caffè, proprio nel cuore dell’Orto Botanico di Palermo che ha ospitato le prime piante di caffè già agli inizi del 900 – commenta Andrea Morettino – Oggi, a distanza di oltre un secolo, siamo riusciti a coltivare il nostro piccolo sogno del caffè siciliano en plein air e a realizzarlo proprio nel cuore dei giardini botanici. È davvero un’emozione unica, che custodisco e condivido quasi quotidianamente con i curatori dell’Orto, i loro appassionati giardinieri ed il team del Dipartimento SAAF, con cui stiamo portando avanti con dedizione il progetto della piantagione sperimentale e che ringrazio di cuore”.
“Si tratta di un progetto ambizioso, in linea con le finalità dell’Orto Botanico di Palermo, che in passato ha favorito l’introduzione, l’acclimatazione e la diffusione in coltura di diverse specie che oggi caratterizzano alcuni ambiti del paesaggio agricolo come il mandarino e il nespolo del Giappone”, conclude il direttore Schicchi.