Pubblicità

A causa dell’aumento della domanda e di raccolti scarsi, i produttori di caffè devono scavare più a fondo nei propri portafogli per assicurarsi la materia prima.

Finora, nel commercio al dettaglio svizzero ciò non ha avuto ripercussioni per i clienti, ma conseguenze a livello di prezzi nei supermercati non sono da escludere.

Oltreconfine, il leader del mercato tedesco Tchibo vende già ora la sua confezione da 500 grammi della varietà “Feine Milde” a 5,69 euro, invece dei precedenti 4,99 euro. Anche altri prodotti diventeranno più cari: l’aumento sarà compreso fra 50 centesimi e un euro. La ragione ufficiale fornita è proprio la crescita dei costi delle materie prime.

 

Secondo un sondaggio condotto dall’agenzia finanziaria AWP, la situazione non è molto diversa in Svizzera. “Siamo consapevoli dell’incremento dei prezzi del caffè, influenzato da quello di acquisto delle materie prime”, afferma una portavoce della filiale elvetica di Aldi. Tuttavia, imitando il profilo basso tenuto dai supermercati tedeschi sul tema, la multinazionale italiana attiva nella grande distribuzione non intende riversare questo aumento sui clienti.

La stessa linea è seguita da Lidl, Coop e Migros. Quest’ultima conferma come il contesto dei prezzi delle materie prime sia parecchio teso. Non è quindi possibile scartare del tutto l’idea che, in futuro, anche chi metterà del caffè nel proprio carrello vedrà lo scontrino alla cassa gonfiarsi.

“Un incremento di quasi il 20% è ovviamente un notevole incentivo”, dichiara all’AWP Jeffrey Hochegger, stratega degli investimenti presso Raiffeisen, a proposito dei costi delle materie prime. “Ecco perché potrebbe esserci un aumento dei prezzi all’orizzonte per i clienti finali”. D’altronde, fa notare l’esperto, i dettaglianti hanno pure trasferito sui consumatori il calo delle tariffe legate al caffè negli ultimi anni.