L’Angola è uno dei più importanti produttori di petrolio dell’Africa, ma questa dipendenza dall’oro nero ha creato enormi problemi visto che la sua economia è esposta alle oscillazioni dei prezzi: in caso di crollo dei corsi dell’oro nero il governo ha poche leve su cui agire per mitigare gli effetti recessivi.
L’esecutivo angolano è ben cosciente di questa situazione e per tale motivo sta cercando di diversificare la sua economia: in collaborazione con la sezione africana dell’Unctad sta ad esempio tentando di incrementare la produzione di caffè. Negli anni settanta l’Angola produceva 230 mila tonnellate di caffè all’anno ma poi, con la guerra civile, la produzione è crollata tanto che nel 2017 la quantità di caffè prodotta di aggirava sulle 8 mila tonnellate.
Dopo la fine della guerra civile il governo ha puntato tutto sul petrolio garantendo all’Angola una forte crescita economica quando i prezzi erano alti ma causando una forte recessione quando i prezzi sono crollati, senza contare che questa crescita ha favorito solo una parte della popolazione e buona parte delle zone rurali hanno visto pochi benefici.
L’Angola ha grandi potenzialità nella produzione di caffè di alta qualità e per tale motivo l’Unctad ha consigliato al governo angolano di puntare su questo prodotto, che può aiutare parecchio il settore agricolo e di cui esiste una forte domanda visto che ogni giorno si bevono 3 miliardi di tazzine di caffè.
Al momento solo 50 mila ettari sono dedicati alla coltivazione di caffè rispetto ai 500 mila ettari che erano in uso negli anni settanta e sono 25 mila i contadini che lo coltivano lavorando su appezzamenti di terreno piccoli, ma le potenzialità sono enormi anche perché la coltivazione di caffè creerebbe opportunità di lavoro proprio in quelle zone rurali dove i tassi di povertà sono più alti.