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Ogni anno, milioni di sacchi di caffè partono dai paesi produttori, per soddisfare i palati di milioni di consumatori residenti nei paesi dove, purtroppo, il caffè non crescerà mai. Il mercato del caffè è quindi un mercato mondiale dal volume di scambi enorme. A presiedere questo enorme via vai di chicchi è preposta L’Organizzazione Internazionale del caffè (ICO) cui aderiscono quasi tutti i paesi produttori e quasi tutti quelli consumatori. L’ICO opera per sviluppare il consumo di caffè nel mondo e per regolamentare il mercato. Il mercato del caffè avviene ogni giorno a Wall Street, Londra, Parigi, Le Havre. Esaminiamo in particolare le Borse americana ed inglese: la New York Coffee Sugar and Cocoa (Nycsc) che riguarda le quotazioni delle partite di arabica e la London Coffee terminal Market, relativa ai prezzi dei robusta.

 

 

Questi due centri sono regolati da norme che si ispirano agli standard di classificazione del prodotto.
Alle borse di New York e Londra, pervengono descrizioni così particolareggiate delle singole partite di caffè che è possibile stimarne con precisione il valore.
Tutte le caratteristiche del caffè vengono trasmesse in codici, sigle e numeri ai quali corrispondono: la specie botanica, la provenienza, talvolta il porto d’imbarco, l’altitudine della piantagione, il metodo di raccolta, l’annata, la forma, il calibro, il colore, la durezza e i difetti. Essendo spesso confinanti i paesi produttori, si usa includere nei dati anche il modo di tostatura e la resa in tazza. Per esprimere la grandezza del seme si usa, per classificare i chicchi di Arabica: AA – A – B – C che definiscono le dimensioni in ordine decrescente, per i Robusta: I – II – III.
L’Italia occupa un posto di notevole importanza nel mercato del caffè. Ogni anno importiamo circa 350.000 tonnellate di caffè verde metà di arabica e metà di robusta. Sempre in un anno esportiamo circa 4.000 tonnellate di caffè verso l’estero grazie al lavoro di ben 750 torrefattori presenti nel nostro Paese dove il 70% del consumo avviene tra le pareti domestiche, il 25% nei locali e la quota restante in ufficio. Nei bar il consumo arriva a 14 miliardi di tazzine!

 

 

Date queste cifre, è chiaro che il caffè in Italia è ben più che un fenomeno culturale.
In Francia si consumano circa 180 mila tonnellate di caffè all’anno e si predilige un caffè più lungo.
In Germania invece si preferisce un caffè a tostatura chiara e macinatura grossa.
Gli inglesi non solo prediligono il tè ma il caffè che bevono è di tipo solubile, sebbene si stia affermando l’espresso.
Anche in Finlandia il consumo del caffè supera la media: ogni finlandese consuma almeno kg. 12 di chicchi verdi e fanno attenzione alla qualità infatti le qualità provengono dal Kenia, dal Brasile, dalla Colombia, dal Guatemala, dal Costa Rica, dal Nicaragua e dal Messico.
In Giappone il caffè costa molto caro e generalmente trattano il Blue Mountain giamaicano. E’ tale la considerazione della popolazione verso la bevanda che il 1 ottobre è giorno di festa in onore del caffè. Comunque, il mercato dell’espresso è in continua crescita.