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Caffè replicato in laboratorio: fantascienza o realtà incredibile? La ricerca tecnologica sta facendo passo da gigante e così come è dimostrato che è possibile produrre carne direttamente in laboratorio a bassissimo impatto ambientale rispetto all’allevamento tradizionale, ecco che lo stesso si sta sperimentando anche per i principali altri alimenti, anche di origine vegetale.
Tecnicamente il processo di produzione si basa su tecnologie esistenti e consolidate come il funzionamento convenzionale del bioreattore. In effetti, l’idea che le celle di caffè potessero essere utilizzate per fare il caffè era già stata presentata negli anni ‘70. Nel processo, colture cellulari galleggianti in bioreattori vengono utilizzate per produrre vari prodotti a base animale e vegetale. Il lavoro è stato avviato lavorando su colture cellulari di caffè, stabilendo le rispettive linee cellulari in laboratorio e trasferendole in bioreattori per iniziare a produrre biomassa. Dopo le analisi della biomassa, è stato sviluppato un processo di tostatura e il nuovo caffè.

 

Solo l’ultimo atto di un processo di ricerca che vede sempre più sperimentazioni per la produzione in laboratorio di alimenti, dalla carne al tonno, fino a latte e pasta. Un processo che, come in questo caso, vede insieme discipline ed esperti nei settori della biotecnologia vegetale, della chimica e delle scienze alimentari. Il caffè «sintetico», come molte delle altre «produzioni» annunciate ultimamente, rappresenta al momento un alimento sperimentale e richiede, oltre a ulteriori prove e studi, l’approvazione normativa da parte della FDA per essere commercializzato e venduto ai consumatori negli Stati Uniti. In Europa, il caffè coltivato in laboratorio dovrebbe innanzi tutto essere approvato come Novel Food e poi superare altri test prima di essere commercializzato. La strada quindi è ancora lunga.

«Il vero impatto di questo lavoro scientifico si vedrà con le aziende che sono disposte a ripensare la produzione di ingredienti alimentari per poi commercializzarli. VTT già collabora e supporta diverse aziende per la ricerca e lo sviluppo dei prodotti. Nel tempo questi sforzi dovrebbero tradursi in alimenti più sostenibili e salutari a beneficio del consumatore e del pianeta», ha concluso Heiko Rischer, capo del team di ricerca finlandese. Poi resta il tema del gusto. Ma si vedrà.