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Comodo e spesso anche piuttosto buono, il caffè in capsule si è rivelato un successo planetario. Al tempo stesso però sta diventando un serio problema ambientale, perché la classiche capsule in plastica o alluminio sono difficili da differenziare e per lo più vengono gettate nella spazzatura generica. È difficile fare una stima esatta, ma la produzione ammonta ormai a decine di miliardi di pezzi all’anno: secondo alcune proiezioni, ogni singolo minuto escono dalle fabbriche 39mila capsule, 29mila delle quali finiscono in discarica.

 

Il sito packagingonline.co.uk ha calcolato che, messe una sopra l’altra, tutte quelle buttate in un anno andrebbero a formare una pila alta 580mila chilometri, molto più lunga della distanza fra la Terra e la Luna. E inoltre le capsule in plastica ci mettono 500 anni a decomporsi, a differenza dei soli due mesi necessari a quelle compostabili che costituiscono quindi l’alternativa sostenibile su cui puntare (insieme alle capsule in acciaio ricaricabili e riutilizzabili).

L’articolo fornisce anche un riepilogo sul tempo che i vari materiali utilizzati per confezionare i cibi impiegano a decomporsi. Il vetro dura un milione di anni, ma per fortuna è facilmente e interamente riciclabile. Le bottiglie di plastica 450 anni, le cannucce di plastica 200 (quelle biodegradabili al massimo un anno), le lattine di alluminio da 80 a 100 anni, i bicchieri in polistirolo 50 anni, i sacchetti di plastica da 15 a 20 anni. Viceversa, cartone e carta si dissolvono in poche settimane.