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Il 13 settembre 1777, Federico il Grande, noto anche come Federico II di Prussia, emise una proclamazione destinata a cambiare le abitudini di consumo dei suoi sudditi. Celebre per la sua frase “Molte battaglie sono state combattute e vinte da soldati nutriti con birra”, il re non nascondeva il suo disprezzo per l’uso crescente del caffè.

“È disgustoso notare l’aumento della quantità di caffè utilizzato dai miei sudditi, e la quantità di denaro che esce dal paese di conseguenza. Tutti stanno usando il caffè; questo deve essere prevenuto. Il mio popolo deve bere birra.”

Federico credeva fermamente che i soldati nutriti con birra, come era stato per lui e i suoi antenati, fossero più affidabili e resistenti in battaglia rispetto a quelli che bevevano caffè. Nonostante i suoi sforzi per bandire la bevanda, il divieto ebbe vita breve. Secondo William H. Ukers, nel suo libro “All About Coffee”, il re tentò di mantenere il caffè come un lusso per pochi, riservato alla corte, alla nobiltà e agli ufficiali dell’esercito.

Nel 1781, con il fallimento delle sue misure per limitare l’uso del caffè, Federico istituì un monopolio reale sulla tostatura del caffè, permettendola solo in stabilimenti reali. Fece eccezioni per la nobiltà, il clero e i funzionari governativi, ma negò le licenze di tostatura alla gente comune. Il caffè divenne così un simbolo di status sociale, mentre le classi più povere dovettero accontentarsi di surrogati come orzo, grano, mais e cicoria.

La storia completa, narrata anche in “The World of Caffeine: The Science and Culture of the World’s Most Popular Drug” di Bennett Alan Weinberg e Bonnie K. Bealer, illustra come il tentativo di Federico di sostituire il caffè con la birra fu infine vano. Le donne, disperate, esclamavano: “Ahimè! Prendete piuttosto il nostro pane. Non possiamo vivere senza caffè! Moriremo tutti presto!”