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Con la sua apparizione nelle case degli italiani, la Moka Bialetti non cambiò solo il modo di fare il caffè, ma anche le abitudini: l’espresso si consumava in pubblico e i pubblici esercizi ne dominavano tutti gli aspetti, dalla tostatura alla vendita. Ora invece al mattino volendo, ci si poteva fare il caffè in casa prima di uscire per andare al lavoro.

Correva l’anno 1933 quando il piemontese Alfonso Bialetti mise sul mercato artigianale locale la prima moka, frutto di una sua invenzione, nella sua officina a Crusinallo, tra il lago d’Orta e il lago Maggiore.

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Bialetti ebbe l’idea intorno agli anni Venti, osservando, come poi aveva dichiarato, la moglie fare il bucato con la “lisciveuse”, l’antenata della lavatrice. Quest’ultima possedeva una sorta di caldaia, al cui interno si doveva mettere acqua, lisciva ed un tubo la cui estremità superiore era forata. L’acqua, una volta giunta a temperatura, risaliva lungo il tubo per uscirne e riscendere sui panni. Questa procedura di bollitura e distribuzione dell’acqua fu alla base del progetto. La moka è composta da quattro elementi in alluminio, ai quali si aggiunge una guarnizione sostituibile e un manico in bachelite.

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Il brevetto originale prevedeva che la sua forma fosse unicamente ottagonale. Per quanto oggi ne circolino diverse varianti, la forma della moka Bialetti e i materiali con i quali viene prodotta non sono mai cambiati: di fatto la caffettiera è sempre la stessa, da ottant’anni.

Il nome Moka deriva dalla città di Mokha nello Yemen, una delle prime e più rinomate zone di produzione del caffè, in particolare della pregiata qualità arabica.

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Per i primi dieci anni, Alfonso Bialetti vendeva le caffettiere al dettaglio, girando per le fiere locali. E’ invece grazie alle idee brillanti del figlio Renato, sopravvissuto ai campi di concentramento in Germania, che comincia l’età dell’oro della Moka Bialetti. Renato Bialetti decise di investire sulla pubblicità sia a livello nazionale che internazionale: nell’epoca del boom economico con l’aumento del reddito medio e dei consumi iniziano a dare dei frutti le campagne sui giornali, spot radiofonici e anche televisivi (tra i primi in Italia). In occasione della più importante fiera italiana, quella di Milano, Bialetti tappezzò la città di enormi cartelloni pubblicitari con le foto della Moka. Il marchio Moka Express divenne famosissimo grazie all’invenzione dell’“omino con i baffi”, disegnato dall’animatore e fumettista Paul Campani. Il personaggio divenne il simbolo degli spot Bialetti che venivano trasmessi durante il programma televisivo Carosello. Cominciò in questi anni l’esportazione della moka anche all’estero.

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Oltre alle operazioni di marketing dell’azienda, Renato Bialetti ripensò anche l’intero assetto industriale per adeguarlo alle nuove necessità produttive, così l’azienda arrivò a produrre 18 mila pezzi al giorno, che portavano la produzione annua a circa 4 milioni. Si stima che dagli anni Cinquanta fino alla chiusura definitiva (nel 2010) dello stabilimento siano state prodotte circa 300 milioni di caffettiere.

I primi segnali di crisi cominciarono a partire dagli anni Settanta. Troppa concorrenza dei produttori di caffettiere più economiche e il business delle cialde costrinse la proprietà a cedere l’azienda.

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Nel 1996 Moka entra nel Guinness dei primati con l’unico esemplare funzionante per 1000 tazze di caffè. Nel 2010 è presente all’Expo di Shanghai tra le 10 invenzioni italiane che hanno cambiato il mondo