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Per poter scrivere di caffè in senso stretto, bisogna partire da com’è stato scoperto, introdotto nel consumo quotidiano e qual è il suo significato sociale e culturale nel mondo e in Italia. Il consumo di caffè fin dalla fine della Seconda guerra mondiale lo attribuiamo ad una necessità fisiologica di svegliarsi o restare svegli. Dopo la guerra, con le aperture delle grosse catene di locali come Starbucks e svariati bar in tutto il mondo, il caffè acquisisce un ruolo sociale e culturale importante. Oggi queste due tendenze si uniscono, i clienti cercano e apprezzano le qualità particolari dei chicchi soprattutto se è messa in risalto l’artigianalità, vogliono gustare caffè estratti in modi alternativi: queste tendenze pian piano stanno entrando anche in Italia, paese di forte e radicata tradizione enogastronomica, dove il caffè ha un ruolo ben preciso.

Ovviamente come tutto ciò che ci circonda ha delle origini profonde e spesso incerte. Il caffè è oggi considerato bevanda nazionale in molti Paesi, dal Brasile all’Italia ma da dove trae le sue radici?

 

 

Il termine caffè deriva dalla parola araba “qahwa“, che in origine identificava una bevanda prodotta dal succo vegetale, che provocava effetti eccitanti e stimolanti. Dal termine “qahwa” si passò alla parola turca “qahvè“, parola riportata in italiano con “caffè”. Alcuni pensano invece che il termine caffè derivi dalla regione di Caffa, nell’Etiopia sud-occidentale, dove si coltiva tuttora la pianta del caffè. Tra il XIII e il XIV secolo, il caffè arriva nello Yemen: da qui le piantesi espandono verso nord fino alla Mecca e Medina (Arabia), dove già alla fine del XV secolo nascono luoghi dove ci si riuniva per berlo.

Dal XVI secolo, Il Cairo divenne centro di smistamento e diffusione del caffè, da dove veniva poi esportato da mercanti e pellegrini. Nel XVI secolo a Venezia era possibile trovare i semi della Coffea arabica, venduti dagli speziali a prezzo altissimo, come medicamento.

 

 

La sua popolarità è stata favorita dalla religione islamica che proibiva di bere vino, sostituito dal caffè e dall’espansione del potere ottomano. Nel XVII secolo “il vino d’Arabia” giunse infine in Europa; il caffè divenne un bene di consumo facilmente reperibile. A Istanbul, intorno al 1554 sorsero le prime caffetterie e anche in Europa si ebbe il boom delle “botteghe del Caffè”. Nel 1720, in piazza San Marco apriva i battenti il celebre caffè “Alla Venezia trionfante”, aperto da Floriano Francesconi e successivamente diventato l’attuale “Caffè Florian”, mentre il caffè “Greco” apriva a Roma, il caffè ”San Carlo” a Torino e il caffè “Pedrocchi” a Padova. Nel 1686 a Parigi il palermitano Francesco Procopio dei Cutelli, aprì il primo caffè, il celebre “Le Procope”. Col tempo queste caffetterie diventarono luoghi molto frequentati da importanti personaggi letterari, filosofici e politici i quali conferirono così un ulteriore valore e prestigio a queste caffetterie che divennero veri e propri luoghi di socializzazione.

 

 

La Chiesa agli inizi non lo vedeva di buon occhio e lo aveva relegato ai margini della vita sociale definendolo la “bevanda del diavolo”, ma venne apprezzato però da papa Clemente VIII, che lo ridefinì “bevanda cristiana”. Così in Italia il caffè divenne ben presto un dono da offrire in determinate circostanze o come dono d’amore e d’amicizia.

Alla fine del ‘600gli olandesi fecero trasferire e acclimatare alcune piante nelle terre tropicali di Ceylon (Sri Lanka) e Giava (Indonesia). In seguito, anche la corte di Versailles apprezzò il gusto del caffè, tantoche la Compagnia francese delle Indie orientali decise dipiantare degli arbusti a La Réunion (allora chiamata “Bourbon”) nel mezzo dell’Oceano indiano. A seguito del Boston Tea Party del 1773, preludio alla Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America e della guerra d’indipendenza americana, un gran numero di americani si mise a bere il caffè come sostituto del tè.

 

 

Oggi le coltivazioni di caffè interessano Brasile, che è il primo produttore e il principale esportatore al mondo; il caffè vi fu introdotto nel 1723, ma la coltivazione assunse grande importanza solo a partire dal 1810. Seguono Colombia, Venezuela, America Centrale, Antille, Etiopia, Uganda, Kenya, Tanzania, Zaire, Mozambico, Angola, Costa d’Avorio, Madagascar, India e Arabia. Le coltivazioni si estendono dal livello del mare fino ai 1.800 metri; tra i 300 e gli 800 metri si ottengono caffè ritenuti fini e soavi, mentre in Giamaica le coltivazioni giungono anche a 2.500 metri sulle Blue Mountains, dove viene prodotto un caffè di grande qualità e di elevato costo, molto dolce e dal sapore di cioccolato. Attualmente il caffè è secondo solo al petrolio per livello mondiale di scambi commerciali.